Ritornano gli approfondimenti per il tema Autogestione del corpo e della salute con un nuovo ciclo intitolato
L’Autogestione non ha età
Con quattro appuntamenti a cadenza mensile vorremmo iniziare ad esplorare, con spiegazioni teoriche ed esempi pratici, le possibilità di autogestione per i genitori e in generale con i più piccoli.
In questo ciclo di incontri affronteremo due argomenti: la gravidanza/nascita libera da medici e l’educazione libertaria (per problemi di disponibilità partiremo da quest’ultima).
Il primo incontro è stato a Dicembre 2016 con Maurizio Giannangeli della Rete per le scuole libertarie. Con lui abbiamo conosciuto le basi della pedagogia libertaria e come funziona una scuola libertaria. Febbraio invece vedrà la partecipazione di Clara Scropetta che ci parlerà di gravidanza e parto medicalizzati e di come condurli invece in modo libero. A Marzo proseguiremo con il tema dell’Educazione libertaria con le comunarde di Urupia che ci porteranno l’esempio della loro sperimentazione all’interno della Comune. A concludere il ciclo, a Marzo, presenteremo il nostro primo spazio dedicato ai bambini.
Iniziamo a trattare i temi del prossimo incontro, che si terrà mercoledì 1° Febbraio, presentando la relatrice Clara Scropetta con un estratto dal suo libro “Accanto alla madre”.
Non sono un’addetta ai lavori con un curriculum convenzionale. Sono un’autodidatta, e tutto ha preso avvio da esperienze vissute sulla mia pelle. Da molto tempo, a dire il vero, sono attratta dalla salute, però non è ciò che ho approfondito laureandomi in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche. Lì ho studiato i farmaci allopatici e le loro indicazioni: in seguito, lavorando in farmacia, ho avuto modo di rendermi conto fino a che punto la malattia sia un problema sociale. In tutto il quartiere erano ben poche le persone che non mettevano mai il naso da noi. Tutte le fasce di età erano interessate e mi allarmava vedere quanti, nel fiore degli anni, soffrissero di patologie considerate incurabili, degenerative, dolorose. La vecchiaia pareva un tormento atroce, accompagnato da una scatola a scomparti per non dimenticare di prendere la pillola giusta all’ora giusta. Mi angosciava la prescrizione di tutti quegli psicofarmaci. Tra l’altro, ero colpita da quanti bambini piccolissimi avessero bisogno di trattamenti medici, da quanti accessori venissero acquistati per loro, accessori che da noi erano naturalmente tenuti in bella mostra. A quel tempo ne sapevo davvero poco di prima infanzia, ma ora mi vengono delle vere e proprie crisi di coscienza.
Ebbene sì, con tutte le mie buone intenzioni, anche io ho partecipato attivamente agli interessi commerciali dell’industria farmaceutica, che non si fa scrupoli, neppure di fronte ai neonati. La domanda che allora continuava ad assillarmi era: come fare per determinare un modo di vivere sano? Sapevo dell’importanza dello stile di vita, però constatavo che non era sufficiente. Un dato era inequivocabile: chi riusciva a essere felice con quel che aveva, e chi coltivava le proprie passioni, sembrava essere un po’ risparmiato. Anche chi riusciva a rimettere in discussione le proprie abitudini, spingendosi fino al licenziamento o al divorzio, rischiava di farcela a guarire in barba alle diagnosi. Ma rimaneva tutto quel disagio psicologico, che mi pareva un pozzo senza fondo. Un bel giorno rimasi incinta e finalmente ebbi una rivelazione. C’era forse un nesso tra la salute e il modo in cui un essere umano può, o non può, formarsi nel grembo materno?
Dentro di me, istintivamente, la risposta era un netto sì, e grazie alla gravidanza sapevo — senza doverci pensare su — come proteggermi da tutto ciò che percepivo “dannoso”. Come se il bambino nel mio grembo fosse arrivato per risvegliarmi. Poi giunse il fatidico momento del parto. Nell’ottobre del 2000, una mattina, persi il tappo mucoso. La sera nasceva mio figlio, alla luce della luna, sotto gli occhi miei e di suo padre. Nessun altro. Da quella volta non ho più smesso di approfondire quanto è accaduto. Quello che avevo provato in quelle ore di indimenticabile eternità, di estasi sublime, sembrava non avere nulla a che fare con ciò che generalmente si racconta. Nessuno mi aveva parlato del piacere che si prova assaporando il processo del parto, momento per momento. Ho partorito ancora due volte, ho consultato e letto centinaia di testi, ho dato ascolto alle testimonianze dirette delle donne. Ho voluto conoscere personalmente Jeannine Parvati Baker e Michel Odent, due persone attraverso le quali sentivo di poter approfondire e trovare conferme.
Così è stato. Sempre più donne si rivolgevano a me e, a un certo punto, mi sono resa conto che ero in grado di offrire un servizio di accompagnamento. Così ho fatto. Nel frattempo, ho iniziato a scrivere e tradurre. Potete ben immaginarvi che dietro il banco della farmacia non ci sono più tornata. Ho preferito allattare, a lungo, e sperimentare forme ‘estreme” di accudimento, come l’uso della fascia porta-bebè, il sonno condiviso, il “senza pannolino”, lo svezzamento spontaneo, l’immunità naturale e la scuola familiare. Tutte pratiche che mi hanno aperto gli occhi su aspetti che prima non consideravo proprio e che, in fin dei conti, mi hanno anche semplificato la vita. Ho usato meno risorse del pianeta e ho ridotto le spese: il bello del principio ecologico è che è di tipo win/win, ci sono solo vincenti. La mia attività consiste nel diffondere informazioni, prima e dopo il parto, nel rendere servizio alla puerpera, nell’essere presente alla nascita.