L’Orto del Gelso

Inaugurato per la prima volta nel 2013 con il proposito di dare la possibilità a grand* e piccin* di sperimentare l’arte millenaria dell’agricoltura.

L’area coltivata è arrivata a 20mq; partendo da un semplice appezzamento di piante aromatiche e da qualche cespuglio di ribes, contornati da tutti gli alberi da frutto che costituiscono il Giardino dei Mattarelli.

Per partecipare, il mercoledì si potevano conoscere alcuni ortolane con cui decidere le colture o le tecniche di coltivazione da sperimentare. Senza livelli di esperienza minima richiesti.

RIPRENDIAMOCI LA TERRA! Prima che sia venduta

Migliaia d’ettari di terreni demaniali ogni giorno vengono ricoperti di cemento, trasformati in strade, svincoli, bretelle, capannoni, supermercati, condomini, villette a schiera.

Sotto i nostri occhi vediamo i luoghi che abitiamo o vorremmo vivere, trasformati e resi irriconoscibili da un’urbanizzazione senza limiti; sotto le ruspe finiscono sponde di fiumi, boschi, terreni agricoli. Il Demanio, o quel poco che è rimasto di quell’enorme patrimonio che da sempre appartiene a tutt*, da decenni subisce l’erosione di chi se ne impossessa per trasformarlo in proprietà privata.

Migliaia d’ettari di terreni che diventano in poco tempo un uso esclusivo o proprietà  di qualcun* e sottratti ad un uso collettivo. Ora questo processo sta subendo una forte accelerazione. Le leggi appena varate dal nuovo Governo prevedono un’annuale privatizzazione del patrimonio demaniale. Lo Stato sta vendendo  qualcosa che appartiene a ciascun* di noi, che potrebbe essere usato da tutt* e di cui nessun* è proprietari*. I beni del demanio sono pubblici e nessuno, tanto meno lo Stato può appropriarsene per venderli.

Quello che rimane del  territorio, che non sia legato in qualche modo alla merce e non porti profitto è in via di cancellazione totale e con esso la possibilità di creare spazi e luoghi usabili da tutt* per l’oggi e per il futuro. Qualunque motivo venga messo in campo per vendere il Demanio non è sufficiente per giustificarne il furto alla collettività. Se “la proprietà è un furto” questa è una situazione in cui questa verità si manifesta nel modo più lampante e brutale.

Bisogna impedire che le terre demaniali vengano vendute, e che non solo rimangano della collettività, ma che si incominci a pensarle e praticarle come territori dove si possano insediare attività gestite dalle persone, collettivamente, fuori e lontano dalla speculazione e dal mercato.

Occuparsi di queste terre per impedirne la vendita significa preservarne le caratteristiche di bene comune; riappropriarsene, trasformarli in campi, orti, giardini e parchi autogestiti apre la strada ad un modo differente di considerare il rapporto tra noi e il territorio in cui viviamo.

Su queste terre è possibile costruire un pezzo di quel futuro che ha alla base una produzione locale, diretta, biologica del cibo, dove il controllo di questo bene primario non sia in mano all’industria agroalimentare,  dove si instaurano nuovi rapporti tra le persone, si pratica la libertà di agire lontani dal mercato.

Se si vende il demanio è per sempre
OCCUPAtene.