Un film sugli anarchici

 

Le riprese cinematografiche nel Parco di Collegno 

Il Parco della Certosa è presidiato in questi giorni da una numerosa compagine di polizia e carabinieri, giunti qui per assicurarsi il corretto svolgimento delle riprese del film “Amor y anarquia” per la regia di Agustina Macrì. Il film, tratto dall’omonimo libro edito in Argentina nel 2003, a detta dei suoi produttori tratterà la storia dei “Romeo e Giulietta dell’anarchia”.

Stanno parlando di Edoardo Massari e Soledad Rosas.
Accusati nel 1998, agli albori della protesta No TAV, di essere dei pericolosi eco-terrosti e di aver organizzato ed eseguito insieme a Silvano Pellissero una serie di attentati in Val di Susa. Entrambi verranno ritrovati impiccati nei rispettivi luoghi di detenzione. Edoardo il 28 marzo 1998 e Sole l’11 luglio dello stesso anno.

Il ricordo di Edo e Sole, come persone e come militanti è sempre vivo nel movimento anarchico torinese. Ogni anno, sono diverse le manifestazioni, azioni di disturbo o informative che ricordano la loro storia e ripetono i nomi dei loro aguzzini: Maurizio Laudi e Marcello Tatangelo. I Pubblici Ministeri che li accusarono di essere dei terroristi ma il castello accusatorio da loro creato, venne riconosciuto come totalmente infondato solo nel 2002, dopo la morte di Edo e Sole, dopo la detenzione ingiusta di Silvano.

La vicenda ebbe un grande risalto mediatico sia in Italia che in Argentina, paese d’origine di Sole. Qui i giornalisti sostennero e amplificarono le accuse dei PM. Dedicarono agli squatter, che erano uno dei nemici del momento, articoli volti a stereotipare, strumentalizzare e denigrare la vita e le lotte di un intero movimento. Toccando per l’ennesima volta il fondo quando tentarono in tutti i modi di approfittare della morte dei due come fatto di cronaca nera.

Oggi, quando manca poco più di un anno al ventennale della morte di Edo e Sole, approda a Collegno la troupe di Agustina Macrì per ricostruire davanti ad una cinepresa le vicende di quegli anni.

Agustina Macrì regista “ribelle” ma borghese e milionaria

Lei, Agustina, è la figlia dell’attuale presidente argentino Mauricio Macrì. È al suo esordio come regista ma si è sempre occupata di cinema collaborando alla realizzazione di diversi documentari, che sembrano essere la sua passione. Tra questi un documentario sul consumo di carne in Argentina e un’inchiesta sulle irregolarità nella ristrutturazione del teatro Colòn di Buenos Aires.
Quest’ultimo è arrivato direttamente alle mani del neo-eletto presidente Macrì, che lo ha usato per denuciare e mettere mano ai lavori e a chi li gestiva, guadagnandoci uno dei suoi primi successi mediatici e una scusa per un rimpasto nell’amministrazione. (fonte: La polìtica online “Agustina, el ojo oculto de Macrì en el Colòn”)

Il Comune di Collegno patrocina il film e il deturpamento della Certosa

Il suo progetto ha trovato la strada spianata sia in Argentina che in Italia.
Nel paese sudamericano è ancora aperta una polemica rispetto ai finanziamenti pubblici ricevuti (fonte: Noticias “La verdad sobre el INCAA” “El productor de Agustina sobre el conflicto INCAA”), mentre qui a Collegno il comune ha approvato il patrocinio alla pellicola perchè, come si legge nella delibera del 5 settembre:
“… la promozione della produzione cinematografica può valorizzare e rendere più fruibile il patrimonio turistico e culturale della Città e del suo territorio in Italia e all’estero, oltre ad avere una positiva ricaduta economica su Collegno e il suo territorio con particolare rilevanza per le attività alberghiere, di ristorazione ed il commercio.”

Purtroppo però il patrimonio culturale della città, nella fattispecie i locali e le facciate della Certosa, ha ottenuto come unico rilievo una serie di graffiti a tema con il film e una ritinteggiatura mal fatta con colori casuali che hanno l’unico scopo di risaltarne l’incuria. Nonchè l’unica rilevanza turistica è stata quella delle forze di polizia che hanno impedito il libero accesso al chiostro della Certosa e forse realizzato la suddetta positiva ricaduta economica con qualche caffè al bar.

Anarchici e dissidenti oggi in Argentina

Senza volerci soffermare sul metodo con cui questa donna e chi la produce abbiano sviluppato questo progetto (senza interpellare i testimoni della vicenda, commettendo diverse scorrettezze sul piano lavorativo) né sul fatto che le persone e il movimento che andranno a rapppresentare hanno sempre rifutato e continuano a rifiutare la rappresentazione spettacolare delle loro vite. Visto che abbiamo a che fare con una documentarista di origini argentine che ambisce a raccontare una storia di anarchici, vorremmo ricordare un nome ed una condizione tristemente noti dalle sue parti: desparecidos (scomparsi).

Desaparecidos, è un termine tristemente noto in tutto il mondo ma erroneamente associato solo ai tempi della dittatura. Come testimoniano i genitori, le sorelle e i fratelli, le amiche e i compagni dei 200 scomparsi e dei 4960 assassinati dalle forze dello Stato in Argentina dal 1983 ad oggi. Ultimo di questo triste elenco composto da militanti, studenti o semplicemente poveri è Santiago Maldonado. È stato visto vivo l’ultima volta il 1° agosto, giorno in cui in una regione della Patagonia stava partecipando a una manifestazione in favore della scarcerazione di un capo indigeno Mapuche, incarcerato per aver difeso la sua terra dalle continue espropriazioni della multinazionale Benetton. Dopo lo sgombero della manifestazione nessuno sa più nulla di lui finchè il 19 ottobre il suo cadavere viene ritrovato in un fiume, a 3oo metri dal luogo dell’ultimo avvistamento e in direzione controcorrente.

Un vero documentario

Le storie come la sua sono tante in Argentina ed un gruppo di ragazzi e ragazze che preferisce rimanere anonimo le ha raccolte in un documentario che tratta proprio dei desaparecidos in democrazia: Nunca digas nunca (Mai dire mai). Partendo dall’esperienza dei giovani che non hanno vissuto la dittatura ma che vivono la comunque tremenda repressione democratica, in questo documentario si racconta con le voci di sopravvissuti, parenti, avvocati e militanti di come il passaggio dalla dittatura alla democrazia abbia conservato intatte le condizioni di vita nelle baraccopoli e la radicata corruzione delle forze di polizia, che controllano i maggiori traffici illegali di armi, droga e persone. Persone che, se non collaborano o si ribellano, possono ancora sparire.

Citando l’introduzione:
“Questo documentario esiste senza l’aiuto di nessuna azienda, governo o partito. E’ stato realizzato in maniera collettiva
indipendente e senza denaro. Nasce con la sparizione di Luciano Arruga all’inizio del 2009. È stato possibile terminarlo
ad ottobre del 2014  pochi giorni dopo il ritrovamentodel corpo di Luciano. La lotta continua.”

Il documentario è scaricabile, in lingua originale al sito:

desaparecidosendemocracia.com.

Potete scaricare qui i sottotitoli in italiano:

Nunca digas nunca (ITA)
(tasto destro > Salva destinazione con nome)

oppure scaricarli in italiano e altre lingue sulla piattaforma amara.org .

Questo è il genere di documentari a cui consigliamo di ispirarsi la Macrì regista. Saprebbe, la milionaria che vuole essere “controcorrente”,  rinunciare agli agi dell’essere borghese? Raccontare l’orrore della politica di suo padre? Una politica fatta di abbandono e di morte tra i poveri (fonte: La primera piedra “La represiòn en el gobierno Macrì”) mentre le grandi multinazionali vengono fatte sedere in parlamento (fonte: Expansion CNN “Empresarios en el gabinete de Macrì”). Difficilmente capirebbe l’anarchia, meno ancora l’amore. L’amore per la vita di persone che tutti i giorni rischiano di perderla per mano dello Stato e comunque decidono di spenderla per la libertà.

[cs_divider title=”A propostito del film, il comunicato dell’assemblea Fenix”]

Come fare un film senza amore e senza anarchia:

1 – Essere figlia di un presidente di un grande Stato e glorificarlo nel primo documentario della propria carriera;

2 – Farsi benedire dal Papa in quanto figlia di un grande presidente;

3 – Essere ricche;

4 – Non consultare assolutamente amici e compagni degli assassinati soggetto del film che stanno vivendo le stesse lotte;

5 – Rappresentare un movimento che ha sempre rifiutato di essere messo in scena da altri, che siano sbirri, procuratori, giornalisti, anonimi calunniatori o artisti vari;

6 – Visto che si tratta di occupazioni aggiungere tante K e trasformarle in okkupazioni, secondo un’antica usanza cretinizzante del giornalismo;

7 – Ispirarsi a un libro che, per fare effetto, pretende di mettere in piazza l’intimità di una persona realmente vissuta e morta tragicamente, servendosi del suo vero nome. Alla violenza garantita dallo Stato bisogna aggiungere il sesso, che sembri vero;

8 – Sfruttare il filone di denuncia sociopolitico che torna sempre di moda, soprattutto se ci sono dei morti. La tensione drammatica è assicurata;

9 – Sottopagare le maestranze;

10 – Approfittare di un network cinematografico in crisi;

NB Altre voci le potremo aggiungere solo dopo aver visto il film.

UN SUGGERIMENTO: perché non ispirarsi all’anarchico Santiago Maldonado ritrovato assassinato dal regime di Mauricio Macri, compare di Benetton?

Fenix, 19 e 26 ottobre 2017

 

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